Perché un Festival del Pensare Contemporaneo?

Alessandro Fusacchia
6 min readSep 26, 2023
Apertura del primo Festival del Pensare Contemporaneo (Piacenza, 21 settembre 2023)

Dal 21 al 24 settembre si è tenuta a Piacenza la prima edizione del Festival del Pensare Contemporaneo, voluto dal Comune di Piacenza e dalla Fondazione di Piacenza e Vigevano, che mi hanno chiesto di esserne il curatore.

Ho, a mia volta, coinvolto Andrea Colamedici di Tlon, affidandogli la direzione filosofica: insieme abbiamo organizzato oltre 50 incontri, portando a Piacenza quasi 100 relatrici e relatori da tutta Italia e dall’estero. È stato un lavoro impegnativo, fatto assieme a Maura Gancitano (con Andrea co-fondatrice di Tlon), Lorenzo Micheli (Campobase) e Massimiliano Ventimiglia (Onde Alte) che hanno curato tutta la parte di eventi e formazione legata alle scuole e l’immagine del Festival, Francesca Tablino (Babel) per l’ufficio stampa nazionale, e Lia Di Trapani per le Speciali Lezioni di Storia curate da Laterza che abbiamo inserito nel nostro programma. Un grazie speciale a Tommaso Grillo, che mi ha assistito incessantemente per mesi ed è stato una colonna.

La città ha risposto con un’accoglienza, una partecipazione, una vivacità straordinarie. Oltre 20 mila presenze nel corso di un lungo fine settimana di settembre. Ogni sala sempre strapiena, con pubblici ogni volta composti da tante persone di tutte le età. Relatrici e relatori che finito il loro panel andavano a sentire i panel degli altri! È stata un’emozione permanente.

Nel discorso di chiusura ho ringraziato la Sindaca e i vertici della Fondazione per “la fiducia data ad un gruppo di forestieri”, per averli portati nel cuore della città, per avere non soltanto aperto le porte, ma per aver delegato loro tutto ciò che si poteva. Ho chiuso dicendo: “Noi non siamo piacentini, ma da oggi ci sentiamo anche piacentini”.

Qui di seguito, invece, il mio discorso di apertura, giovedì pomeriggio 21 settembre in Piazza Cavalli, assieme ad alcune foto delle quattro giornate di Piacenza.

Con la Sindaca Katia Tarasconi a Palazzo Gotico per il dialogo tra Sabina Guzzanti e Marco Cappato

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Perché un Festival del Pensare Contemporaneo ?

Viviamo una grande accelerazione. Tutto corre, e noi abbiamo sempre più spesso l’impressione di riuscire solo a rincorrere.

Per questo ci è parso che avesse un valore costruire uno spazio sospeso dove venire a pensare. Dove apparentemente fermarsi, prendendosi del tempo per fare quello che normalmente non facciamo mai: pensare oltre le contingenze, a qualcosa che non sia la gestione logistica del nostro quotidiano. Fermarsi non per stazionare. Ma per esplorare e scoprire. Per capire dove andare quando ripartiamo. Non è il Festival del pensiero. Ma del pensare. Un verbo: qualcosa che richiede un’azione.

Vogliamo che questo Festival aiuti ciascuna delle persone che parteciperanno a leggere un po’ meglio quello che ci sta succedendo — dentro di noi come individui, e intorno a noi come società.

Nei prossimi tre giorni troverete molte cose attuali, non necessariamente troppe cose dell’attualità.

Mi sono convinto che il nostro presente, rispetto ad altri periodi storici, sia particolarmente denso di fatti. Questa è un’epoca dove succedono tante cose ogni giorno. Ma noi non capiamo perché succedono. Ci fermiamo ad una rappresentazione meccanica di ciò che accade, quasi mai arriviamo al perché è accaduto o a cos’altro potrebbe di conseguenza accadere.

Questi giorni a Piacenza sono stati studiati e organizzati per offrire elementi di comprensione. Ci aspettiamo che, finito il Festival, chi avrà partecipato si ritroverà con un piccolo bagaglio di conoscenze in più, ma anzitutto colmo di nuova consapevolezza.

Incontro al Teatro Gioia con Christian Grego e Miguel Benasayag

Lo abbiamo costruito in un modo particolare.

Un anno e mezzo fa, verso la fine della scorsa legislatura, il Parlamento ha approvato una legge per mettere fine a un divieto che resisteva dal 1933 in base al quale in Italia — unico Paese in Europa — non era possibile conseguire due lauree contemporaneamente. Qual è la ratio di quella legge? Consentire alle nuove generazioni di costruirsi percorsi di studi, e domani di lavoro, unici: che mettano insieme scienze e discipline tradizionalmente anche molto distanti tra loro. Quella legge, votata dal parlamento all’unanimità, è stata una presa d’atto — una certificazione postuma che è finito il Novecento.

Su quello stesso principio, abbiamo adesso organizzato molti degli incontri di questo Festival. Mettiamo a dialogare un giudice con una filosofa, un cuoco con un medico, un curatore artistico con una professoressa di mobilità sostenibile, un fisico con un musicista, un teologo con una ricercatrice di intelligenza artificiale.

Mischiamo relatrici e relatori diversi tra loro, confidando che questi confronti aiutino a farsi un’idea meno preconfezionata e più personale, perché chi verrà ad ascoltare dovrà metterci un pezzo pure lei o lui, per chiudere il ragionamento.

Si parla tanto di pensiero critico. Ma se ne parla sempre in riferimento alla scuola. E tuttavia questa epoca ci ha tolto il lusso di poter imparare una volta sola, in una fase sola della nostra vita. E così noi abbiamo pensato questo Festival come un’occasione, per ciascuno di noi, di farci venire qualche domanda nuova, qualche dubbio in più.

Vorrei tanto che questo Festival desse a ciascuno di noi il coraggio di rispondere a chi si ostina a metterci in una casella.

Uno degli incontri a XNL

Questa prima edizione l’abbiamo dedicata a due parole: sapere, e immaginare. Perché una volta che hai capito un po’ meglio quello che sta accadendo a te e agli altri, ti viene voglia di cambiare — che per alcuni può voler dire stravolgere, per altri semplicemente aggiustare il tiro. Ma in ogni caso, per cambiare hai comunque prima bisogno di immaginare. Di reimmaginarti, e di immaginare come diversamente le cose potrebbero funzionare intorno a te. Questo festival ha la irragionevole ambizione di suscitare desideri.

Noi ci siamo lasciati guidare dalla nostra curiosità.

Siamo partiti da molte delle migliori persone e storie che avevamo conosciuto negli anni e abbiamo provato a portarle qui a Piacenza per questo Festival. Ma ci siamo lasciati anche incuriosire da tanti stimoli ricevuti negli ultimi mesi e nelle ultime settimane. Per quanto sia il curatore, credo di conoscere personalmente meno della metà dei relatori e delle relatrici, e mi pare una bellissima scommessa collettiva, che si basa sulla convinzione profonda che ci sono, appena ad un passo da noi — ad un passo da ciascuno di noi — un sacco di persone straordinarie che ancora non abbiamo incontrato.

Se meravigliarvi vi pare una postura un po’ ingenua nei confronti del mondo, spero che nei prossimi tre giorni andiate a sentire le cose che naturalmente e storicamente vi sono sempre state a cuore, ma che siate pronti a lasciarvi attrarre anche da qualcosa che non vi suona familiare.

Insieme alla curiosità, abbiamo provato a mettere cura.

Ho fiducia che ci siano più modi di resistere al contemporaneo, di governare quella accelerazione di cui vi parlavo all’inizio. Io ne conosco uno, in particolare. L’attenzione ai dettagli.

Abbiamo provato a metterci tutta quella che avevamo, come forma di rispetto, come tentativo di far sentire ognuna delle persone che verrà ad ascoltare come “l’ospite più importante” di tutto il festival. Ma questa attenzione non sarà mai abbastanza.

Il successo di questo Festival non possiamo garantirlo. Per definizione, non possiamo garantirlo da soli.

Io vi chiedo, nei prossimi giorni, di usare voi stessi tutta la gentilezza di cui siete capaci, in ogni circostanza e in ogni interazione in cui vi troverete. Se ci riserveremo cura a vicenda, produrremo bellezza, vivremo questa bellezza, diventeremo noi la bellezza di cui abbiamo così tanto bisogno.

Ed ecco l’ultima parola con cui voglio lasciarvi.

La curiosità e la cura, insieme, fanno la cosa più incredibile del mondo: la custodia.

Ci auguro un Festival profondo e divertente, all’altezza delle aspettative ma capace anche di generare nuove attese, dove ciascuno di voi possa custodire pensieri nuovi, e attraverso questi, custodire un po’ meglio se stesso.

Grazie.

Chiusura del Festival con la Sindaca di Piacenza Katia Tarasconi e il presidente della Fondazione di Piacenza e Vigevano Roberto Reggi (Piacenza, 24 settembre 2023)

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Alessandro Fusacchia

Vice Presidente per l'Impatto Sociale di Translated. Curatore del Festival del Pensiero Contemporaneo (Piacenza) e della Pratolungo Unconference (Rieti).