Non ho nessuna intenzione

Alessandro Fusacchia
2 min readMay 7, 2018
All’uscita dalle consultazioni con il Presidente della Repubblica — 7 maggio 2018

Era difficile per il Presidente della Repubblica fare meglio di così.

Ed era difficile per i partiti fare peggio.

Salvo improbabili sorprese — che i partiti facciano nei prossimi due mesi quello che non sono riusciti a fare negli ultimi due — si voterà presto: forse non a luglio, e forse neppure a febbraio. Diciamo all’inizio dell’autunno.

Vedo quattro conseguenze nefaste del punto a cui siamo arrivati (l’ordine di importanza decidetelo voi, il mix è comunque micidiale):

1/ una instabilità generale che si protrae e frena i consumi (anche nel caso in cui si riesca a disinnescare l’aumento dell’IVA) e aumenta l’avversione al rischio, impedendo la crescita e scoraggiando l’imprenditorialità.

Un Paese che perde speranza.

2/ la totale incapacità dell’Italia di influenzare le decisioni europee che la riguardano e che avranno un impatto sugli italiani per più anni a venire.

Un Paese che perde opportunità.

3/ un nuovo governo (che abbia la fiducia o meno, stiamo comunque parlando di pochi mesi) che pure se fatto di luminari, scienziati, astronauti e premi Nobel impiegherà più tempo di quello che resterà in carica per capire come sono fatti e funzionano i ministeri e come contrastare le buone pratiche fatte di piccoli cabotaggi, grandi favori, e assoluta cautela che molti alti funzionari esercitano quando la politica è debole o manca del tutto. Scordiamoci misure che non siano marginali o gattopardesche.

Un Paese che perde incisività.

4/ una quasi-certa impossibilità per tante forze politiche di ripresentarsi alle elezioni ed ampliare così l’offerta elettorale, considerato che a tutti — tranne M5S, PD e Centrodestra — servirà raccogliere 50 mila firme con gli stessi limiti della volta precedente.

Un Paese che perde democrazia.

Alla luce di ciò, c’è ancora qualcuno che pensa che siano davvero loro a promuovere il primato della politica? Che siano davvero loro a difendere l’interesse nazionale?

Torniamo ad inventarci qualcosa.

Rapidamente.

Fuori da ogni autoreferenzialità.

Parlando e mettendoci al lavoro con chi ci ha già sostenuto, con chi è pronto ad impegnarsi, con chi come noi sta cercando altri compagni di strada per un progetto politico che abbia fame di nuove opportunità per i cittadini, non che sia sazio di rendite per chi li rappresenta; che guardi al futuro da costruire e non al passato da manutenere.

Io non ho nessuna intenzione di lasciare l’Italia in mano a loro.

Dobbiamo essere in tanti.

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Alessandro Fusacchia

Vice Presidente per l'Impatto Sociale di Translated. Curatore del Festival del Pensiero Contemporaneo (Piacenza) e della Pratolungo Unconference (Rieti).